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La storia di DENNIS RODMAN ||| Dalla DISPERAZIONE all'IMMORTALITÀ (II parte)
La storia di DENNIS RODMAN ||| Dalla DISPERAZIONE all'IMMORTALITÀ (II parte)

⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianluca.fraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D Con l' aiuto di Giovanni Guido https://it.linkedin.com/in/giovanni-guido-165581b1 #rodman #dennisrodman #theworm #nba #basket #thelastdance ❌ La storia di DENNIS RODMAN ||| Dalla DISPERAZIONE all'IMMORTALITÀ ❌ FANCULO AL MONDO Dennis Rodman è in auto, senza scarpe e senza calzini. Ha il fucile puntato sotto il mento. Sta pensando se porre fine alla sua esistenza. La squadra che credeva essere una famiglia si è sgretolata, la ex-moglie ha portato lontano la figlia e lui sente di non essere stato se stesso fino a quel momento. È in stato confusionale e prima di premere il grilletto accende la radio. Poco dopo, mentre un fiume di pensieri gli scorre in testa, si addormenta. Un amico, non trovandolo a casa, preoccupato per lui chiama la polizia che lo ritrova il mattino successivo fuori dal Palace, dentro la sua macchina.È vivo, non ha compiuto l’insano gesto ma è visibilmente in difficoltà. Che abbia avuto o meno intenzione di togliersi la vita non lo sapremo mai ma quel momento è fondamentale per la sua storia. In quel parcheggio ha avuto un'epifania: “Quando mi son puntato il fucile non volevo suicidarmi, volevo uccidere l’impostare che stava portando Dennis in un posto dove non volevo andare”. Voleva sopprimere il suo vecchio io, in modo che potesse venire fuori la persona che vuole essere davvero, che mostra i suoi sentimenti, che accetta le sue diversità. Ha sempre combattuto i suoi demoni interiori, ora è consapevole di non essere una persona normale. Non è più un giovane ragazzo insicuro. Decide che è arrivato il momento di cambiare e che d’ora in poi sarà differente. Non si preoccupererà più di cosa pensano gli altri. Decide in pratica di dire una cosa: “Fanculo al mondo”. Dennis ora ha bisogno di rivoluzionare la sua vita professionale. Dopo aver concluso la stagione ‘92-’93 con i Pistons chiede di essere scambiato. Il 5 ottobre 1993 diventa un giocatore dei San Antonio Spurs, la squadra dell’ammiraglio David Robinson, che sta cercando la pedina giusta per provare a vincere. Gli speroni sono una franchigia che basa le sue fondamenta su lavoro, dedizione e disciplina. “The Worm” però in quel momento non è concentrato sulla pallacanestro ma sta provando a capire come diventare il nuovo Rodman. L’esperienza con quella maglia sarà fondamentale per il suo percorso come uomo. Il 14 ottobre ‘93, Dennis viene presentato davanti ai suoi nuovi tifosi. Prima di arrivare a destinazione decide di passare dal barbiere perché ha guardato il film Demolition Man con Wesley Snipes e gli è venuta un’idea. È il suo primo giorno e arriva in ritardo, sono tutti lì che lo attendono e iniziano a mormorare. Il palazzetto freme, si aspetta qualcosa. Viene introdotto ai nuovi fan e vuole far capire a tutti come saranno le cose. Prende il microfono e annuncia: “Potete amarmi o potete odiarmi ma so una cosa, quando metto piede sul parquet do tutto me stesso”. Subito dopo si toglie il cappellino che aveva in testa ed ecco la sorpresa: capelli biondi come l’attore del film. La gente sugli spalti è incredula. Ecco l'evoluzione di “The Worm”. Il problema è che gli Spurs stanno provando a costruire una cultura vincente e i dubbi che questo matrimonio possa funzionare sono molti. Quello però è il vero Rodman, prendere o lasciare. Inizia il suo cambiamento, fa tutto quello che gli va di fare: si riempi di piercing, di tatuaggi e si tinge i capelli in tutti i modi, soprattutto quest'ultimo diventerà un segno distintivo, utilizzerà quei colori per comunicare con il mondo. Vuole esprimere ciò che sente. Il pubblico però in quel momento non è pronto ad assistere a quel tipo di stranezza nel mondo dello sport. È difficile accettare un comportamento simile. La Nba infatti da qualche anno sta provando a creare un’immagine perfetta dei giocatori che secondo Dennis toglie tutte le emozioni dal gioco. Lui invece vuole essere libero di mostrarle.



La storia di DENNIS RODMAN ||| Da SENZATETTO a CAMPIONE NBA
La storia di DENNIS RODMAN ||| Da SENZATETTO a CAMPIONE NBA

⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione ⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianlucafraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D #rodman #dennisrodman #theworm #nba #basket #thelastdance 🔴 La storia di DENNIS RODMAN ||| Da SENZATETTO a CAMPIONE NBA 🔴 11 Febbraio 1993. Siamo fuori dal Palace, la casa dei Detroit Pistons, una delle squadre che ha scritto la storia della NBA. Dennis Rodman, uno dei giocatori di quel team, si trova nel parcheggio all’interno della sua auto. Quel giovane timido e introverso, sì avete capito bene timido e introverso, ha un fucile in mano e se lo sta puntando sotto il mento. Il mondo gli sta crollando addosso, tutto quello in cui aveva creduto sta svanendo. È davvero la fine? O il punto di partenza per un nuovo inizio? Per scoprirlo bisogna partire dal principio. Provando a conoscere una delle personalità più affascinanti, se non la più affascinante che sia mai esista nel mondo dello sport. Questa è la storia di Dennis “The Worm” Rodman. Dennis Keith Rodman nasce a Trenton in New Jersey da Shirley e Philander Rodman. La sua vita è complicata fin da subito, perché all’età di 3 anni il padre lascia la famiglia, non vuole saperne di crescere il piccolo Dennis e le due figlie più grandi Debra e Kim. Shirley decide di spostarsi a Dallas, ad Oak Cliff uno dei quartieri più poveri della città. Dennis cresce in quel luogo insieme a 3 donne. È un bambino timido, non parla molto. Per andare a scuola devono trascinarlo sull’autobus. Vuole stare sempre con la madre che però svolgendo 3 lavori per mantenere la famiglia, non riesce a dargli le giuste attenzioni. Sente la mancanza di una figura paterna. Vive in simbiosi con le due sorelle che diventano il suo punto di riferimento, ovunque vadano lo portano con loro. Debra e Kim si divertono con lui, a volte lo vestono anche da donna per gioco. Crescendo in quell’ambiente diventa sempre più strano, è diverso da tutti gli altri e si vede. Il suo aspetto fisico non lo aiuta, non è tanto alto, è magro e ha le orecchie a sventola. A scuola infatti le cose vanno male, viene bullizzato e lui non contrattacca mai. La madre, per quel problema, è addirittura costretta a fargli cambiare istituto ma Dennis non riesce comunque a farsi degli amici. Prova ad avvicinarsi al basket ma nei playground è quasi sempre uno spettatore e viene tagliato dalla squadra della scuola. Prova a giocare a football ma finisce nello stesso modo. Non trova il suo posto. In casa cresce all’ombra delle sue sorelle che sono alte e forti, tanto che entrambe giocano a basket e riescono ad ottenere una borsa di studio per il college. Debra in futuro militerà nel campionato italiano. Lui non è mai al centro dell’attenzione. Si fa notare solo per una cosa, quando gioca a flipper alla sala giochi si muove in continuazione, non riesce mai a stare fermo. Alcuni ragazzi lo notano e lo soprannominano “The Worm” il verme. Si porterà dietro quel nickname per tutta la vita. È un momento complicato per lui. Non capisce qual è la sua direzione. Si diploma con difficoltà, dovendo frequentare i corsi estivi. Fatica a farsi accettare e cresce con un complesso di inferiorità. Terminata l’high school si ritrova a casa e senza lavoro. Trova un impiego all’aeroporto come addetto alle pulizie e lì, in uno dei negozi, ruba 50 orologi. Le telecamere lo riprendono e lui finisce nella prigione aeroportuale. Schedato e spaventato piange disperatamente. La madre decide di lasciarlo lì una notte per insegnargli una lezione. Viene denunciato ma subito dopo le accuse vengono ritirate. Il motivo? Dennis non ha provato a vendere gli orologi bensì li ha regalati alle persone che conosce. Vuole piacere alla gente “Non ho guadagnato un dollaro. Non ci ho nemmeno provato. Li ho semplicemente regalati perché cercavo di farmi accettare” ricorda. Prova a farsi piacere dalle persone in tutti modi, a volte anche sbagliando. Sarà un’altra caratteristica che lo contraddistinguerà. Torna a casa ma è in difficoltà, non riesce a tenersi un lavoro e passa la maggior parte del tempo senza fare niente. La madre gli dà un ultimatum: o si trova un’occupazione stabile oppure lì con lei non può stare. Dennis così viene cacciato di casa, finisce a dormire sul divano di alcuni amici e poi per strada, al parco, dietro al supermercato. Di giorno gira per le vie della città a cercare cibo. Questa situazione dona al giovane due cose: una personalità unica che gli darà diversi problemi e una spinta, un’energia che difficilmente si vedrà nello sport professionistico.



LEBRON JAMES ||| Dal GHETTO alla CONQUISTA DEL MONDO
LEBRON JAMES ||| Dal GHETTO alla CONQUISTA DEL MONDO

⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianluca.fraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D Con l' aiuto di Giovanni Guido https://it.linkedin.com/in/giovanni-guido-165581b1 #lebron #lebronjames #ilprescelto #james #kingjames #lastoriadilebron LEBRON JAMES ||| Dal GHETTO alla CONQUISTA DEL MONDO È l’estate 2010 e LeBron James ha appena concluso il suo settimo anno a Cleveland. Tanti punti segnati, tanti record superati, tante partite incredibili ma ancora 0 anelli. Non è andato nemmeno vicino a vincerne uno. È un peso incredibile da sopportare, perché se non riesci in quell’impresa nella Nba non sei nessuno, non importa se sei il più forte di sempre. Come tanti giocatori il prescelto è ormai obbligato a conquistarlo per consacrarsi. In quel momento è un restricted free agent e può scegliere la squadra che vuole. Lasciare i Cavs significherebbe abbandonare la franchigia dove è cresciuto e per molti rappresenterebbe un tradimento. Tante squadre lo vogliono. L’8 luglio viene messa in piedi dal giornalista Jim Grey e dalla Espn un’intervista nella quale James annuncerà la sua decisione. Non era mai accaduta una cosa simile in precedenza. Sarà una delle poche scelte sbagliate a livello mediatico della sua carriera. Una di quelle che però lo segneranno a vita. Nonostante quella sorta di show sia praticamente scritto, si nota chiaramente l’imbarazzo di LeBron, la difficoltà a pronunciare delle parole così pesanti: “Questo autunno… È molto difficile. Questo autunno porterò i miei talenti a South Beach e mi unirò ai Miami Heat.” Avete capito bene “Mi unirò ai miami heat”. Una frase che nessun tifoso in Ohio avrebbe voluto sentire. “Ho dato tutto ai Cavs, ma sento che Miami può essere la migliore possibilità per vincere negli anni”. È sia una scelta professionale che personale, perché così facendo raggiunge due giocatori che alle Olimpiadi erano diventati suoi grandi amici: Dwayne Wade e Chris Bosh. Si unisce ad altri due All-Stars, pochi mesi prima suoi rivali. Sceglie probabilmente la via più semplice per l’anello. La stampa e i tifosi non glielo perdonano, nella Nba nessuno dei grandi in passato aveva mai pensato di allearsi con gli avversari per vincere. Non Larry Bird, non Magic Johnson, non Isiah Thomas e non Micheal Jordan, che commenta duramente: “Non esiste che io potessi chiamare Larry e Magic per giocare insieme. Sinceramente, io stavo cercando di batterli”. Le cose però ora sono diverse, la lega sta cambiando. Quello show che dura un’ora è praticamente un’autoproclamazione non necessaria, dove di fatto afferma che i Cavaliers non sono mai riusciti a costruire un roster di livello. Il proprietario Dan Gilbert per tutelare la sua immagine può fare solo una cosa, attaccarlo: “È cresciuto nella nostra terra e ci ha abbandonato. Tifosi dei Cavs, non vi meritate questo tradimento. Ha dimostrato che persona è. Ricordatevi cosa ha fatto nelle ultime gare contro Boston, si è nascosto, ha abbandonato i suoi compagni. Nessuna superstar ha mai giocato in quel modo”. LeBron ora non ha più alibi, quella scelta lo obbliga a vincere, se perderanno sa che lui verrà indicato come il colpevole. Sa che il fardello toccherà a lui. È sempre stato così e lo sarà probabilmente fino all’ultimo giorno in cui scenderà in campo. Ha scelto lui questa strada da quando nel 2002 si è tatuato sulla schiena il nickname datogli da Sports Illustraded: The Chosen One, il prescelto. Arriva il giorno della presentazione agli Heat e James compie probabilmente un altro errore di comunicazione. Sul palco ci sono i nuovi Big Three di Miami e molti notano che al centro della scena non c’è LeBron, con il 6 indosso, il nuovo numero di maglia, ma Dwayne Wade, l’unico con un anello al dito. I più maliziosi dicono che sarà Flash il leader e non il ragazzo dell’Ohio. Al prescelto viene chiesto se loro 3 insieme vinceranno un titolo e lui proclama: “Non uno..non due.. non tre..non quattro..non cinque..non sei..non sette, ci credo davvero”. Quell’annuncio, oltre a spiegare chiaramente che il suo obiettivo ora è superare MJ, aumenta le antipatie che molti avevano nei suoi confronti. Quella scelta ha ripercussioni importanti sulla città di Cleveland, qualche tifoso arriva perfino a togliersi la vita. LeBron probabilmente rimane segnato dai fatti che accadono in quella che, fino a pochi giorni prima, era casa sua. Quella che era diventata una famiglia. Dove tutti lo amavano. Ora però c’è da pensare alla nuova annata e l’imperativo è vincere.



LEBRON JAMES ||| Dal PEGGIOR GHETTO di Akron alla GLORIA
LEBRON JAMES ||| Dal PEGGIOR GHETTO di Akron alla GLORIA

Con l' aiuto di Giovanni Guido https://it.linkedin.com/in/giovanni-guido-165581b1 ⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianluca.fraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D #lebron #lebronjames #ilprescelto #james #kingjames #lastoriadilebron AKRON Siamo ad Akron, Ohio, a circa 40 minuti d’auto da Cleveland. È il 30 dicembre 1984. Gloria James ha 16 anni e sta per partorire. È semplicemente una ragazzina che solo pochi mesi prima ha provato a nascondere la sua gravidanza a tutti i costi. Quel giorno dà alla luce LeBron Raymone James. In quel momento la giovane sa che la sua vita e quella del piccolo saranno in salita. Non vuole rivelare il nome del padre, Antony McClelland (antoni mclellend) perché quell’uomo non vuole saperne di crescere il bambino. Inoltre, Gloria vive con sua mamma Freda(frida) e i suoi giovani fratelli a Hickory Street(hicori street), uno dei quartieri malfamati di Akron. Si trova in una famiglia che fatica ad arrivare a fine mese. Nei primi anni la figura paterna per il bambino è Eddie Jackson, compagno della madre. Un giovane che ha avuto qualche problema con la legge, ma che diventa importantissimo per il piccolo James. Nel 1987 le cose peggiorano. Alla vigilia di Natale, lo stesso giorno in cui a LeBron viene regalato un canestro da basket, nonna Freda muore d’infarto a soli 42 anni. Era tramite il suo aiuto che la famiglia riusciva ad andare avanti. Il compagno Eddie se ne va e rimangono solo Gloria, i suoi due fratelli di 19 e 12 anni e il piccolo James. È qui che cominciano i veri problemi. La casa è troppo grossa e non riescono a mantenerla. Si devono trasferire ed iniziano a cambiare abitazione di continuo. Lui stesso ricorda così quei giorni: “Spesso alla sera non sapevamo se saremmo riusciti a mangiare e soprattutto dove avremmo dormito il giorno successivo”. Gloria è in difficoltà, fatica a trovare un lavoro stabile ed esce con gli amici. James nonostante sia solo un bambino viene spesso lasciato da solo. Crescendo frequenta sempre meno la scuola. Passa i suoi giorni in strada e per un ragazzino di quelle zone significa solo una cosa: avvicinarsi al mondo della criminalità, della droga. “Sono cresciuto in uno dei peggiori quartieri di Akron. Passavo le notti da solo, spaventato. Sentivo le sirene della polizia, gli spari. Cose che i tuoi figli non vuoi che ascoltino crescendo” dirà in futuro. Le cose però stanno per cambiare. Un giorno sta giocando in strada con un suo amico. Di lì passa Bruce Kelker, allenatore di una squadra giovanile di football. Osservando i giovani qualcosa lo colpisce. Ad un certo punto propone una gara ai due: devono correre per 100 yards, chi arriva primo diventa il suo running back. LeBron vince con distacco. Mostra delle qualità fisiche che in futuro lo renderanno unico. James inizia a giocare a football e ci sa fare. Grazie a quello sport incontra presto un’altra persona che si rivelerà importantissima. Si chiama Frank Walker anche lui fa l’allenatore, ma di pallacanestro. Suo figlio, Frankie Junior, è diventato molto amico di LeBron e si preoccupa per lui. Un giorno James realizza l’ennesima assenza scolastica e Frankie lo comunica al padre. Frank Senior capisce che quel giovane è in difficoltà e decide di portarlo nella propria casa. Lo vuole aiutare a crescere e vuole dare l’opportunità a Gloria di trovare un’occupazione stabile. È una scelta dolorosa perché madre e figlio sono cresciuti in simbiosi, non possono fare a meno uno dell’altro, il loro legame è fortissimo, ma sanno che è la soluzione migliore.



JAMIE VARDY ||| Da OPERAIO a STELLA del CALCIO
JAMIE VARDY ||| Da OPERAIO a STELLA del CALCIO

⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianluca.fraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D Con l' aiuto di Giovanni Guido https://it.linkedin.com/in/giovanni-guido-165581b1 #vardy #jamievardy #leicester #leicestercity #foxes 00:20 Intro 01:40 Il pallone nel destino 04:16 Fabbrica, stadio e pub 07:10 Finalmente la Premier 09:13 The great escape 11:59 It's eleven! It's heaven! 14:34 Lealtà ⚫🔵 JAMIE VARDY ||| Da OPERAIO a STELLA del CALCIO 🔵⚫ 3 giugno 2016. Un normale venerdì di primavera in Inghilterra. Il più incredibile campionato della storia è appena terminato, quando una notizia scuote gli appassionati di football. Una vera e propria bomba di mercato. Jamie Vardy passa all’Arsenal per 22 milioni di pound. I biancorossi di Arsene Wenger pagano la clausola del bomber del Leicester e si assicurano il numero 9 più sorprendente delle ultime stagioni. Il ragazzo ha 29 anni, una carriera esplosa da pochi mesi, ma nonostante qualcuno affermi che abbia già fatto la classica foto di rito con la nuova maglia, prende tempo. I tifosi delle Foxes sono furiosi. Hanno appena vinto la Premier e l’idea di affrontare la Champions’ senza Jamie non li fa dormire. Leicester per qualche giorno è in subbuglio, il club tenta di rilanciare alzando la posta e venti giorni dopo Vardy torna sui suoi passi, firmando il rinnovo. Resterà a Filbert Way. Ecco, possiamo affermare che da quel momento la vita sportiva di Jamie Vardy cambia totalmente. Non in fatto di vittorie, qui c’è molto di più. C’è la storia di un simbolo della working class inglese, che ha deciso di rinunciare a successo e trofei per diventare un idolo, anzi ” l’idolo” dei più famosi underdog della storia del pallone britannico.



ADRIANO L'IMPERATORE ||| Ascesa e caduta di un FENOMENO
ADRIANO L'IMPERATORE ||| Ascesa e caduta di un FENOMENO

⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianluca.fraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D Con l' aiuto di Giovanni Guido https://it.linkedin.com/in/giovanni-guido-165581b1 #adriano #inter #calcio #storiadelcalcio #storiedicalcio#racconti #calciatori ® ADRIANO L'IMPERATORE ||| Ascesa e caduta di un FENOMENO ® Il “Trofeo Santiago Bernabeu” e’ poco piu’ che una passerella che il Real Madrid celebra nel suo tempio, qualche giorno prima dell’avvio della stagione. E’ dedicato alla memoria del presidentissimo blanco ed e’ l’occasione per vedere all’opera i nuovi acquisti della “Real Casa”. Insomma, un Trofeo Berlusconi in salsa iberica. Sfogliando un album che ha da poco superato i 40 anni, non si ricordano prestazioni memorabili da tramandare ai posteri. Eppure, ad inizio Terzo Millennio, il catino di Chamartin ha assistito allo scoccare di una delle parabole calcistiche piu’ brevi e scintillanti della storia di questo sport. Un racconto dolce – amaro, fatto di alti e bassi, di qualche gioia e tanti rimpianti, affogati nell’alcool di troppe bottiglie. 14 agosto 2001. Classica calda serata di mezza estate. Il calcio non si e’ ancora trasferito oltre Europa per la preparazione e cosi’, insieme all’attesa per la partenza della Serie A e per gli ultimi botti di mercato, ci si affida a vere e proprie amichevoli di lusso. Poche, ma interessanti. In una di queste si sfidano il Real dei “Galacticos” e l’Inter del nuovo tecnico Cuper. Da una parte Raul, Figo e il nuovo arrivato Zidane. Dall’altra Vieri, Seedorf, Recoba e qualche giovane aggregato alla prima squadra. Tutti ad Appiano Gentile stanno aspettando il gran ritorno di Ronaldo, il quale pero’ a Madrid non e’ convocato. La societa’ non vuole forzare i tempi. Per il momento basta e avanza Bobo Vieri, che porta subito in vantaggio i suoi. Hierro pareggia su rigore a 10 dalla fine, ma intanto ha fatto il suo ingresso in campo un altro brasiliano. Ha 19 anni, gioca in attacco ed e’ arrivato nell’operazione che ha portato Vampeta al Flamengo. Si chiama Adriano Leite Ribeiro. Fisico possente, dotato di un ottimo sinistro, gli bastano pochi minuti per lasciare il segno. Punizione dal limite dell’area. Minuto 91. Tutti sono convinti che Seedorf la calcera’ a giro sopra la barriera. Dalla panchina, invece, Cuper si sgola: “Fatela tirare al nuovo entrato”. I compagni obbediscono e il ragazzo carioca scarica un sinistro talmente forte che Casillas nemmeno la vede. Palla sotto la traversa a 108 km all’ora e 2-1. L’Inter vince la gara, ma non e’ quello che conta. Cio’ che importa e’ che quella sera e’ nata una nuova stella nel firmamento del pallone.



La MALEDIZIONE della maglia NUMERO 9 del MILAN
La MALEDIZIONE della maglia NUMERO 9 del MILAN

⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianluca.fraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D Con l' aiuto di Giovanni Guido https://it.linkedin.com/in/giovanni-guido-165581b1 #milan #numero9 #inzaghi #ibrahimovic #rossoneri #seriea #calcio #acmilan 🔴 LA MALEDIZIONE DEL NUMERO 9 🔴 “Mettere la maglia numero 9 del Milan è dura per tutti, ma la maledizione non esiste. Se la mettesse Ibrahimovic finirebbe immediatamente” (Filippo Inzaghi) 31 agosto 2020. Nel giorno in cui, solitamente, si suona il gong alle trattative di mercato, questa strana stagione calcistica ci ha regalato invece uno dei suoi primi veri “colpi”. Zlatan Ibrahimovic, 38 anni con il fisico e la voglia di un ragazzino, ha rinnovato il suo contratto con il Milan. Guadagnerà 7 milioni netti per il prossimo anno. Su di lui, soprattutto su di lui, contano i tifosi rossoneri per ricominciare a vincere dopo quasi un decennio pieno di delusioni e avaro di successi. E mentre Stefano Pioli si frega le mani per il rinnovo del suo leader e per l’acquisto in dirittura d’arrivo del giovane Tonali dal Brescia, Zlatan rilascia poche ma precise parole alla stampa. “Al Milan mi sento come a casa, ecco perchè ho voluto restare”. La curiosità di molti, però, cade sulla scelta del numero di maglia. Nei mesi precedenti, per mancanza di alternative, gli era toccata la numero 21. Ma per la prossima annata si torna alle origini. “Il mio numero è l’11, non ho avuto dubbi sulla scelta”. Ma come? Anche uno come Zlatan, sicuro di sè al limite dell’arroganza, cosi’ deciso e spavaldo, si rifiuta di spezzare la mitica maledizione della numero 9 rossonera? Ebbene si’, anche se, e’ bene dirlo, lo svedese nei suoi anni a Milanello non l’aveva mai indossata. L’annata ’20/’21 poteva rappresentare la fine di una storia che mescola realta’ e leggenda metropolitana. E invece, a meno di ripensate dell’ultim’ora, bisognera’ aspettare altri dodici mesi per capire quando scrivere le ultime righe di questo strano racconto.



Il TRADIMENTO di CARLOS TEVEZ
Il TRADIMENTO di CARLOS TEVEZ

⚫ Iscriviti per partecipare alla discussione⚫ http://www.youtube.com/channel/UCpFkvd8zEgyCOoeHev18Djw?sub_confirmation=1 🔴 Instagram 🔴 https://www.instagram.com/gianluca.fraula/ 🎤 PODCAST SPOTIFY : https://open.spotify.com/show/23kGqlSgzjmKdyVnDzNPeV ITUNES : https://podcasts.apple.com/us/podcast/il-calcio-che-conta/id1497895407?ign-mpt=uo%3D4 GOOGLE PODCAST: https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xMzc0ODQxYy9wb2RjYXN0L3Jzcw%3D%3D Con l' aiuto di Giovanni Guido https://it.linkedin.com/in/giovanni-guido-165581b1 #tevez #calcio #tradimento #seriea #premier #city #united 🔘 Il tradimento di Carlos Tevez 🔘 Nel calcio, come in altri sport, l’inizio di un’era ha sempre impressa una data precisa. Non per forza deve essere legata a un successo, anzi. Spesso questi giorni, piu’ che vittorie, raccontano di episodi e di momenti che hanno stravolto la storia di un club o di un giocatore. Il Manchester City come lo conosciamo oggi, ricco, opulento e vincente nasce il pomeriggio del 20 giugno 2009. Un’estate come le altre: niente Mondiali ne’ Europei. Eppure, tutta l’attenzione della stampa inglese e non solo e’ focalizzata sull’Etihad Stadium per la prima vera campagna acquisti dei Citizens made in Abu Dhabi. Nel settembre dell’anno prima, la societa’ era passata di mano dal thailandese Shinawatra(scinawata), coinvolto in un grosso scandalo politico, al fondo della famiglia Al Nahyan (al ne ian) ovvero i regnanti degli Emirati Arabi. Una delle dinastie piu’ ricche al mondo. Il nuovo presidente Mansour (mansur) ha poco tempo per mettere in atto la sua infinita potenza di fuoco e si “limita” a un solo colpo. Strappa per 42 milioni di euro, cifra record nella storia del club, il brasiliano Robinho ai rivali del Chelsea a pochi minuti dal “gong” che segna la fine delle trattative del calciomercato 2008. Gli addetti ai lavori non possono crederci. Ed e’ solo l’inizio. Gli emiri nel 2009 vogliono consegnare a Mark Hughes, ex centravanti dei cugini dello United, un top team. E allora, ecco che si arriva al momento fatidico. Nel giro di due mesi varcano i cancelli dell’Etihad: Barry, Santa Cruz, Adebayor e Kolo Toure’. Ma la lista della spesa non finisce qui. I nuovi padroni stanno costruendo una rosa di alto livello, ma manca un vero e proprio trascinatore in attacco. Un vincente naturale, che non e’ Robinho ne’ Adebayor. Ci vorrebbe una star conosciuta e rispettata. E tra i tanti nomi, l’attenzione di tutti si focalizza su uno in particolare. E’ il profilo perfetto per Mansour: giovane, gia’ affermato, carisma da leader e grande fiuto del gol. E’ quell’attaccante che, fino a pochi giorni prima, segnava valanghe di reti ad Old Trafford ed ora sta per compiere uno dei tradimenti piu’ indimenticabili nella storia del football di Sua Maesta’. Si chiama Carlos Tevez.




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